Tutta l’arte contemporanea sfida l’osservatore con delle domande create, quasi come un oracolo, all’interno dell’opera. È un incedere motivazionale quello che gli artisti dimostrano dai primi del ‘900, una determinazione a scuotere le forme, a innalzare nuove forze, ad aprire visioni inedite di futuro. L’arte contemporanea interroga, a volte violentemente, prima di rispondere. Per l’artista fare arte è una necessità come respirare, una funzione biologica della completezza del suo essere e del suo manifestarsi nella società. A volte è così connesso all’energia del mondo, l’artista, che tutto il suo fluire e la sua ispirazione portano impressi i segni archetipali dell’espressione visuale nata con l’uomo stesso, testimonianza inesauribile di come l’arte sia basilare nella convivenza umana, civile, religiosa, spirituale, rituale.
Walter Tacchini ha radici solide, estese, segrete, manifeste; radici nascenti dalla sua creatività interiore, sgorgata già all’età di 4 anni e subito confermata all’inizio della adolescenza, energia vitale divenuta ben presto ispirazione costante e autentica espressione personale. Le sue radici sono anzitutto liguri, di Romito Magra, Trebiano, Ameglia, da cui ha preso e a cui ha restituito, ma sono anche ancestrali e lui stesso dice “(…) l’arte può unire e levare tutto. Praticamente se io mi sono ispirato al mio antenato è perché io non sono più un antenato, ma praticamente divento un antenato nel senso contemporaneo”. Poi diventano subito cosmopolite.
Le sue radici sono la grande arte italiana, i Pisano in primis, e poi i maestri riconosciuti da tutti, cui si aggiungono con forza preponderante i surrealisti francesi e gli esistenzialisti europei (l’amicizia con Hélène de Beauvoir è stata fondamentale e fonte d’ispirazione per entrambi). Ma Tacchini è radicato in un’altra espressione che tutte le accoglie: il Teatro e il Teatro di Strada, quel teatro sociale tanto importante nelle avanguardie del secolo scorso, restaurato dal recupero delle tradizioni anche in Italia, divenuto movimento in Francia proprio nel momento in cui gli amici Prévert, Sartre, Cocteau, le sorelle De Beauvoir, Diato, Gatti, erano nel pieno della loro ispirazione e il giovane Walter con loro a fare esperienza, a dare e ricevere. Per trasformare tutto in un’arte personalissima, vivace, inesauribile. (D. Ferrari)